Parlare di ecosostenibilità e di ecologia vuol dire mettere in conto la possibilità, non remota, di scatenare, nel lettore e nell’ascoltatore, suscettibilità, posizioni incontrollate, nevrotiche, colleriche e stati convulsivi. Da Greta in poi, o forse dovremmo dire dagli anni ‘70 del secolo scorso, quando la coscienza ambientale nacque e prese forma, gli esseri umani sono divisi sulle problematiche del pianeta e sulle soluzioni proposte, ma accomunati dal condiviso rigetto verso le idee dell’altra parte. Riportare il tema dell’ecosostenibilità e della sostenibilità in generale alle loro radici, credo convenga per poter ragionare su un terreno comune.
Ricondurre l’ecosostenibilità alle sue radici vuol dire analizzare il tema partendo dalla sua genetica. “Eco sostenibile” è la sostenibilità dell’òikos, ovvero la casa in greco, intesa come la nostra presenza e la nostra traccia nel mondo. Ciò disancora l’ecosostenibilità da un tema solo green, facendola diventare (o tornare a essere) un tema sociale, economico e culturale prima che solo una riflessione su quanto siamo capaci a riciclare a Milano, o quanto la finanza riesca a fare appello ai sensi di colpa industriali dell’occidente, accelerando, come sta facendo, sulle energie rinnovabili.
Prendiamo il caso dell’economia circolare, uno dei paradigmi industriali che maggiormente strizza l’occhio alle sensibilità ambientaliste. E’ un tema green, senza dubbi. L’economia circolare si definisce come un sistema economico architettato per potersi rigenerare da solo, con l’obiettivo di estendere la vita dei prodotti, ricondizionare la loro essenza o la loro funzione, ridurre la produzione di rifiuti. Il tutto prendendo spunto dai meccanismi che regolano il ciclo di vita naturale degli esseri viventi, in cui gli elementi nutritivi sono elaborati e utilizzati, per poi essere reimmessi in circolo. Questo è il lato solo green del tema economia circolare, ed è soltanto una parte del tema. L’economia circolare, partendo dalla sua definizione, può avere declinazioni molto più ampie. In questo senso “economia circolare” è quando, in un sistema chiuso, riesco a fare in modo che tutti gli anelli della catena riescano a procedere autonomamente e a produrre risultati, sfruttando gli esiti del precedente snodo. Perché questo apre a considerazioni di ordine sociale? perchè, considerando questa definizione, economia circolare è allora anche la possibilità di recuperare, rimettere in circolo, rigenerare, le competenze delle persone che vanno ad esempio in pensione, oppure il non sprecare risorse (umane a questo punto) per attivare un circolo virtuoso del sapere e del saper fare.
E’ anche quindi il tema dell’invecchiamento della popolazione e dell’enorme patrimonio che rischia di perdersi se mandiamo in pensione, in soffitta, nel dimenticatoio, intere generazioni di persone che, pur giunte al limite della loro curva lavorativa, potrebbero dare enorme contributo al sistema. Non sarebbe allora economia circolare ed ecosostenibilità, immaginare di avere impiegati, operai, medici, artisti, che, raggiunta la pensione, possono dedicarsi alle nuove generazioni in maniera costruttiva, diversa, attivando un trasferimento di competenze, anche relazionali, sociali, umane? E ancora, tema di sostenibilità sociale e umana, diventa anche la capacità del sistema Paese di ricollocare, grazie a formazione e reinserimento, quelle professionalità che si dovessero ritrovare senza lavoro dopo la crisi economica generata dalla pandemia. Vuol dire politiche attive del lavoro sostenibili ed efficaci. Allora l’ecosostenibilità, l’ecologia sociale, è fare in modo che questa spinta, anche minima, possa generare una reazione a catena virtuosa, una sorta di vasca di Archimede che giochi alla compensazione continua dell’òikos che abitiamo, che non è fatto solo di green e di effetto serra, ma prima di tutto di donne e uomini.
Certo in questi mesi abbiamo osservato un mondo che è stato cambiato, stravolto, messo sottosopra dalla pandemia. Cataclismi, fenomeni estremi, anche le pandemie, rimangono per noi fenomeni non pienamente gestibili. Non siamo in grado di dominarli e il dubbio che servano alla natura per ristabilire una sorta di equilibrio globale è forte. La natura si riequilibra anche a nostro discapito. Questo imporrà senza dubbio un cambiamento di passo e di prospettiva anche sui temi strettamente ambientali, ma come ricaduta, naturale, di una riflessione sull’aspetto sociale e umano.
Dal punto di vista di processo questa visione dell’ecosostenibilità sottende anche un ulteriore salto quantico: il fatto che la logica del profitto e del risultato immediato debbano lasciare spazio ad una logica di più ampio respiro che abbia al centro l’uomo e il suo ambiente. Ecosostenibile allora è evitare di mettere sullo stesso piano culture e popolazioni con curve di costo e logiche sociali, economiche, di rispetto dei diritti umani non congruenti. E’ garantire, attraverso una riorganizzazione delle condizioni lavorative, la revisione dei settori e dei processi economici, delle prassi lavorative, per garantire le medesime condizioni di vita e di prosperità.
Ecosostenibilità è evitare di incappare nei paradossi che vogliono, nel green a tutti i costi, una rivoluzione che, nella sua attuale dimensione provinciale, rischia invece di essere il contrario di ciò che sembra. Le auto elettriche sono green? certamente sì. Sono ecosostenibili? assolutamente no. Le auto elettriche sarebbero ecosostenibili se la rete nazionale di approvvigionamento e distribuzione di energia elettrica per la loro ricarica fosse, in maniera stabile e da diverso tempo, dipendente solo da risorse rinnovabili, eolico, idroelettrico, fotovoltaico. Ancora, sarebbero ecosostenibili se, per la produzione delle batterie o delle componenti elettroniche più avanzate, non fossero coinvolti elementi e terre rare, la cui estrazione e lavorazione è affidata a paesi in cui l’aspetto di sostenibilità umana lascia alquanto a desiderare. Sarebbero ecosostenibili se lo smaltimento delle loro componenti, una volta finito il naturale ciclo di vita entrasse in un circuito avanzato di recupero e ri-assimilazione. Avanti dunque con l’ecosostenibilità, superando i paradossi che l’ecologismo di facciata imperante ci impone, avanti con l’ecologia e con Greta, con le fazioni l’una contro l’altra armate, ma un passo alla volta, iniziando dall’uomo.